Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 07 ottobre 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Un circuito colinergico estingue il dolore anche se c’è tolleranza agli oppioidi. Il dolore cronico intrattabile continua a costituire un grosso problema clinico e, sebbene gli analgesici oppioidi siano efficaci, la loro prescrizione è limitata da varie controindicazioni e, soprattutto, dall’induzione di tolleranza. Shivang Sullere, Alissa Kunczt e Daniel S. McGehee hanno identificato un circuito colinergico con potente azione analgesica anche in presenza di tolleranza agli oppioidi. In estrema sintesi: il dolore riduce l’ACh nel grigio periacqueduttale ventro-laterale (vlPAG); attivando le proiezioni a vlPAG di PPTgChAT+ si lenisce il dolore somatico e affettivo. Questa potente azione analgesica priva di effetti collaterali è mediata dai recettori α7 nACh. [Cfr. Neuron – AOP doi: 10.1016/j.neuron.2023.08.017, 2023].

 

Alzheimer: alterazioni della dinamica dei recettori AMPA sono correlati al deficit cognitivo. Kongjie Lu e colleghi hanno accertato che alterazioni della dinamica dei recettori endogeni del glutammato AMPA hanno un ruolo molto importante nei deficit di apprendimento che compaiono nei topi 5xFAD, modello sperimentale della malattia di Alzheimer umana. Tali alterazioni sembrano rilevanti anche nella patogenesi della neurodegenerazione. [Cfr. PNAS USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2303878120, 2023].

 

Sistema nervoso autonomo nella SLA sporadica e nella forma familiare SLA8. Melina Pazian Martins e colleghi hanno messo a confronto la funzione del sistema nervoso autonomo di 11 pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sporadica con quella di 18 pazienti affetti dalla forma familiare SLA8. La disautonomia è risultata parte del fenotipo sia della forma sporadica sia di quella familiare, ma con un profilo sintomatologico differente nei due gruppi. Tutti i pazienti di questo campione presentavano una disfunzione interessante tanto il parasimpatico quanto l’ortosimpatico. [Cfr. Clinical Neurophysiology – AOP doi: 10.1016/j.clinph.2023.08.006, 2023].

 

Scoperto il circuito materno per il rilascio di ossitocina al pianto del bambino. È nota da tempo l’importanza dell’ossitocina nel parto e nell’allattamento, durante il quale il succhiare il capezzolo da parte del bambino attiva un riflesso che causa il rilascio del neuropeptide. È più recente e meno noto l’innalzamento del livello di ossitocina nella madre all’udire il pianto del suo bambino. Questo fenomeno implica l’attivazione dei neuroni ossitoninergici dell’ipotalamo, per effetto dello stimolo acustico selettivo costituito dalle frequenze sonore del pianto, ma il circuito responsabile di questa risposta finora non era stato identificato. Robert Froemke, Silvana Valtcheva e colleghi, dopo aver verificato l’esistenza di questa risposta anche nel topo, hanno identificato lo specifico circuito murino che attiva i neuroni ipotalamici della madre al richiamo del piccolo: la connessione specifica con un gruppo di neuroni intralaminari del talamo posteriore è responsabile del rilascio ossitocinico ipotalamico dopo l’elaborazione corticale selettiva dello stimolo acustico in entrata. [Cfr. Nature – AOP doi: 10.1038/s41586-023-06540-4, 2023].

 

Alzheimer: il “caso neuritina” nuovamente all’attenzione dei nostri soci. Proposto e discusso in questa settimana il caso della neuritina quale chiave nella resistenza allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Ceyenne Hurt e colleghi, in uno studio da noi recensito nel mese di maggio (v. Note e Notizie 06-05-23 La neuritina protegge dalla malattia di Alzheimer), hanno rilevato che la neuritina (NRN1) fornisce alle spine dendritiche la capacità di resistenza contro i peptidi beta-amiloidi (Aβ) e blocca l’ipereccitabilità neuronica indotta da Aβ in neuroni in coltura.

Il problema è che la neuritina, vecchia conoscenza dei ricercatori delle discipline neurobiologiche, è stata presentata da alcuni siti medici come una molecola di nuova scoperta e, come tale, ci sono state rivolte in questi giorni richieste di informazioni. Noi rimandiamo alla lettura del nostro articolo del 6 maggio che abbiamo già citato in parentesi, e riportiamo l’osservazione fatta in quell’occasione:

“Il sito ‘Medi Magazine’ in questi giorni riporta: “I ricercatori dell’American Society for Chemistry hanno scoperto una proteina, la neuritina, che è associata alla resilienza cognitiva…”. L’articolo presenta altre perle, fra cui il paragone del neurone al filo che collega la cornetta al ricevitore del telefono fisso, ed è evidentemente scritto da qualcuno che ignora del tutto le scienze biologiche, ha mal tradotto una preview dell’articolo qui recensito e non ha pensato di immettere la parola neuritin in un motore di ricerca, cosa che gli avrebbe consentito di sapere che oltre 25 anni fa la comunità neuroscientifica internazionale già si interrogava sui molteplici ruoli funzionali della neuritina”.

Con amarezza dobbiamo costatare che il “qualcuno ignorante” ha fatto un vero danno di disinformazione medica. [BM&L-Italia, ottobre 2023].

 

Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina a Katalin Karikó e Drew Weissman. La Nobel Assembly del Karolinska Institutet ha assegnato il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina 2023 a Katalin Karikó e Drew Weissman, per le loro scoperte riguardanti le modificazioni della base nucleosidica che hanno consentito lo sviluppo di efficaci vaccini mRNA contro il virus SARS-CoV-2, responsabile della recente pandemia di COVID-19. Si è calcolato che i nuovi vaccini hanno salvato la vita di oltre 20 milioni di persone in tutto il mondo. [BM&L-Italia, ottobre 2023].

 

Psicologia animale: un grosso alligatore ha sbranato una donna di 41 anni. Nei giorni scorsi in un canale della baia di Tampa, in Florida, un uomo è stato per caso testimone della scena raccapricciante di un alligatore che addentava il tronco di un corpo umano e lo spingeva sott’acqua: ha ripreso col telefonino quanto vedeva e ha inviato il video alle autorità. Il corpo è risultato essere quello di Sabrina Peckham, una donna di 41 anni, ed è in corso un’inchiesta per stabilire le cause dell’accaduto. Gli studiosi del comportamento degli alligatori sanno da tempo della suscettibilità e dell’imprevedibilità di questi rettili, ma una recente deriva ideologica animalista ha diffuso un prototipo applicato a tutti gli animali allo stato naturale: sarebbero tutti innocui e pacifici se non attaccati dall’uomo, considerato pregiudizialmente cattivo e colpevole.

Per esperienza personale nella visita del vicino parco di Everglades, sappiamo che il personale istruisce tutti i visitatori prima che salgano a bordo delle imbarcazioni sulla pericolosità degli alligatori, comunicando un decalogo di regole di comportamento, fra cui vi è evitare di star fermi a guardarli, fotografarli o riprenderli. Le osservazioni etologiche hanno rivelato che non è possibile definire un profilo di psicologia comportamentale per questi animali simile a quello descritto per varie specie di mammiferi. Nel mese di febbraio a Fort Pierce un alligatore ha ucciso un’anziana signora che stava tentando di salvare il suo cagnolino che era finito in acqua. Due settimane dopo, smentendo la voce infondata secondo cui questi rettili non uscirebbero dall’acqua, un uomo, aprendo l’uscio di casa è stato aggredito da un alligatore: è riuscito a mettersi in salvo, sopravvivendo al morso che ha riportato. [Emma Bowman, Nexstar - BM&L-Italia, ottobre 2023].

 

Una battaglia descritta con la terminologia degli scacchi: una lezione utile per comprendere un problema attuale. Il lessico che costituisce un sistema in un particolare ambito semantico, come il gergo specialistico di una disciplina, contiene in sé elementi che guidano, indirizzano, limitano o aggiungono significato alla materia trattata, in quanto le forme linguistiche che lo caratterizzano veicolano memorie di contesti particolari, interpretazioni di fatti e, soprattutto, paradigmi per l’attribuzione di senso.

Black fece l’esperimento di descrivere una battaglia con la terminologia degli scacchi e poi ne ricavò delle riflessioni incluse in un saggio ancora attuale[1]. In breve, Black osserva che il vocabolario degli scacchi determina un sistema di implicazioni che “controlla” la descrizione della battaglia, enfatizzando alcuni elementi, tralasciandone altri e organizzandoli tutti secondo una ratio che non appare, se non quando paragoniamo questa descrizione a quella di una cronaca ordinaria. Possiamo dire che la terminologia scacchistica non solo filtra e trasforma, ma impone una tenue e inapparente impalcatura di senso, che allontana l’attenzione da aspetti politici e umani della cronaca che riguardano la messa in campo delle ragioni della contesa e il numero di morti e feriti, spostando il focus su strategia, ruoli e movimenti dei partecipanti.

Questo esempio rende evidente ciò che accade al significato in un’operazione spesso inapparente nella comunicazione e nell’interpretazione della realtà, ossia il trasferimento di contenuti da un lessico a un altro. Lungi dal dire le stesse cose in altre parole, questa operazione frequente e quasi obbligata nella comunicazione mediatica e politica impone un taglio diverso alla materia trattata, che in qualche caso non viene alterata nella sostanza, ma che spesso il filtro e la trasformazione del nuovo lessico modificano in modo più o meno rilevante.

La mancanza di conoscenza e di coscienza di questo problema nella massima parte delle persone ha favorito lo stato in cui versa attualmente la comunicazione di massa, con un elevato tasso di equivoci non rilevati, facilmente verificabile dando uno sguardo al mare di parole in cui sono quotidianamente immersi i fatti e ogni altro tipo di contenuto. Il pelago mediatico è caratterizzato dalla commistione di frammenti di lessici professionali diversi, gerghi tecnici spesso mal tradotti, espressioni appartenenti a paradigmi disciplinari specialistici e luoghi comuni alla moda, nell’illusione che si stia continuando a parlare dello stesso oggetto intendendo le stesse cose, magari solo con opinioni differenti.

Il grande pubblico ha patito particolarmente le conseguenze di queste alterazioni inavvertite nella comunicazione mediatica durante la pandemia, quando si passava disinvoltamente dal lessico dell’epidemiologia a quello della ricerca biologica e a quello clinico, senza tener conto che ciascun lessico è legato a concetti, principi e scopi propri e differenti da quelli dell’altro.

Emblematica conseguenza il fatto che, dopo tre-quattro anni, la maggior parte dei giornalisti ha continuato a chiamare il virus col nome della malattia e a confondere il rischio epidemiologico di una popolazione col rischio clinico individuale. E non ha nemmeno imparato una semplice nozione che è nei libri di scienze delle scuole che hanno frequentato, cioè che il vaccino è un preparato antigenico che stimola la produzione di anticorpi, ossia l’immunità attiva dell’organismo, mentre il siero è un preparato che contiene anticorpi preformati contro il microrganismo e conferisce una temporanea immunità passiva; continuiamo a leggere articoli di giornale in cui “siero” si impiega come sinonimo della parola “vaccino” per non ripeterla.

Oggi si tende, nella comunicazione di massa e presso le istituzioni, ma non solo, a declinare secondo il lessico politico-economico ogni attività umana considerata in passato in termini di missione, di valore culturale o umano, e così la più alta missione di scienza finalizzata alla cura della salute del prossimo, che Ippocrate aveva vincolato al giuramento solenne a tutti gli dei, è oggi quotidianamente ed esclusivamente discussa in termini di finanziamenti, bilanci, efficienza o inefficienza delle aziende sanitarie locali; così dell’arte non si parla più come della dimensione di esperienza creata dal talento di persone capaci di concepire opere immortali o elevare il proprio spirito al di sopra delle contingenze, ma come settore occupazionale in declino, collegato a varie industrie, quali quelle cinematografica, dell’audiovisivo e così via. Da mezzo secolo il termine “cultura” per le amministrazioni locali vuol dire showbusiness e, al massimo, turismo museale: avete mai sentito che un ente locale abbia promosso studi, incontri, dibattiti aperti al pubblico sui grandi interrogativi dell’umanità o sul rapporto tra visione dell’uomo e del suo destino nel pensiero religioso e in quello laico in una società sempre più multietnica e multiculturale come la nostra?

Si può obiettare che queste ultime considerazioni non attengono all’uso dei linguaggi, ma alla sostanziale deriva delle società contemporanee verso un materialismo utilitaristico focalizzato solo sulla gestione dei conflitti fra interessi. Ed è vero. Tuttavia, la forzatura al “linguaggio unico”, equivalente alla cancellazione dalla sfera della comunicazione collettiva della storia culturale, dei valori e dei significati specifici conservati nella memoria delle terminologie proprie di singoli campi del sapere e dell’esperienza umana, costituisce un modo e un mezzo consapevolmente strumentale o inconsapevolmente imitativo di negare e distruggere patrimoni di conoscenza.

La questione principale sembra essere la mancanza di coscienza collettiva di questo problema. Dunque, adoperare la leva dell’attenzione linguistica per ottenere un’acquisizione di consapevolezza, come noi tendiamo a fare attraverso il nostro seminario permanente sull’Arte del Vivere, può conferire un fine ulteriore al mero rendersi conto che, cambiando il sistema idiomatico per trattare un argomento, nella maggior parte dei casi si cambia il taglio delle considerazioni e, in qualche caso, si alterano i contenuti.

Dovremmo ritornare a riflettere, come un tempo si faceva a scuola o dopo essere stati a teatro, su una frase del Riccardo III di Shakespeare: “La mia coscienza ha mille diverse lingue e ogni lingua sa una diversa storia”; magari cominciare dall’esercizio elementare di chiederci cosa volesse dire Shakespeare e poi proseguire riflettendo sui rapporti tra forme del linguaggio e contenuti ideativi e di esperienza.

Non è necessario giungere alla profonda e utile analisi di Wittgenstein, ma semplicemente rendersi conto del legame di una terminologia con l’oggetto e i principi del campo culturale o della realtà particolare in cui quel gergo è nato e si è sviluppato. [BM&L-Italia, ottobre 2023].

 

Notule

BM&L-07 ottobre 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] M. Black, Modelli, archetipi, metafore, p. 59, Pratiche Editrice, Parma 1983.